Omicidio maresciallo Mirarchi, ergastolo per Nicolò Girgenti
Ergastolo per il presunto assassino del maresciallo dei Carabinieri Silvio Mirarhi, ucciso a Marsala
(Trapani) il primo giugno del 2016. La corte d’assise di Trapani ha condannato al carcere a vita il bracciante agricolo Nicolò Girgenti, di 47 anni, accusato di aver ucciso, a colpi d’arma da fuoco, il
sottufficiale. Per Girgenti deciso anche l’isolamento diurno in carcere per quattro mesi.
Mirarchi, all’epoca dei fatti, vice comandante della stazione di Ciavolo, fu ferito a morte con un colpo di pistola nelle campagne di contrada Ventrischi, mentre con un altro carabiniere, l’appuntato Cammarata, era impegnato in un appostamento (volto a contrastare furti in campo agricolo) nei pressi di una serra all’interno della quale furono, poi, scoperte 6 mila piante di canapa afgana. Sette sarebbero stati, secondo gli inquirenti, i colpi di pistola esplosi da almeno due persone contro i due militari. Girgenti fu arrestato una ventina di giorni dopo a seguito delle risultanze investigative del Comando dei carabinieri di Trapani e degli accertamenti del Ris di Messina, secondo i quali bracciante era nella zona dei fatti all’ora della sparatoria. La sua auto, quella sera, sarebbe transitata dalla strada in cui fu ucciso Mirarchi. Addosso, inoltre, gli furono trovate tracce di sostanze (nichel e nichel-rame) che, secondo l’accusa, sono presenti nella polvere da sparo. Anche se, secondo la difesa, potrebbero essere ricollegate all’uso dei fertilizzanti maneggiati da Girgenti sua attività lavorativa. Secondo l’accusa, la sera del 31 maggio 2016, all’arrivo del maresciallo Mirarchi e dell’appuntato Cammarata, Nicolò Girgenti, insieme a qualche altro complice, stava rubando piante di marijuana dalla serra che aveva gestito fino a circa tre mesi prima.
Il secolo d’Italia